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al testo di Vlad
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nevicò piano. vedi -disse il vecchio- capita a tutti di assecondare i voleri
del tempo. ed ora sono i tuoi occhi ad annunciare l'alba, quando già la luce si lava sul tuo viso;
pastelli rosa, flauti di gelso che sciolgono i nodi del mio corpo, gli uccelli turchesi sono già in volo
a rivangare un sospiro d'acqua salata,
a scolpire uno scoglio.
fino a che il il tuo nome non morì tra le mie labbra. non finirà in un canto sommesso,
il grido dell'ascia portato dal vento. sono solo le voci ad abitare la nostra casa.
io che mi trovai in un eterno trascorrere asfittico. il viale corroso dai gerani. verde, è la bocca che mi costrinse a mangiare
e infine bere. ti ricordi le stagioni. quanta roba mettemmo nelle valigie del mese (interrogativo)
il tempo è da troppo tempo
a braccia conserte. il rimorso respira male il suo respiro mentre il tuo amore continua a disegnare
arcobaleni sulla terra, prima di sdraiarsi sul letto di avena. e piene di sangue le tue natiche. profumo di sale. ultima ferita.
i sogni esibiscono il vetro rigato. guardo distendersi l'orsa, nel dorso della sera.
lì dove l'ombra non prova più pena.
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